Carlo dell'Amico


Carlo Dell’Amico (Perugia, 1954) nelle sue opere dagli anni ’70 e ’80 ha affrontato un’immagine del tempo perduta e che sfugge alla storia, come un rituale ripetuto ha narrato la successione degli eventi e dell’abbandono, lavorando sulla memoria e il suo muto dialogo con la realtà contemporanea. Nella progressione del lavoro di questo periodo, soggetto a continui rimandi a i misteri della morte, emergono la funzione traslativa fra le contrapposte realtà dell’esperienza e le forme geometriche delle architetture ipogee articolate tra conoscenza simbolica e le rovine di un mondo archeologico. La sua continua metamorfosi non lascia spazi vuoti sui diversi piani in cui agisce anche attraverso l’uso consapevole di molti mezzi espressivi.

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