Antonio Recalcati
Antonio Recalcati è nato a Bresso nel 1938. Esordisce giovanissimo con una mostra personale alla Galleria Totti di Milano nel 1957, dove mostrò il proprio interesse per un espressionismo astratto, dal quale si distaccò per poter esprimere la tensione e l’angoscia del proprio animo. Nel 1959 espose la serie di Impronte presso la Galleria del Cavallino di Venezia. L’artista, per poter annullare la distanza esistente tra se stesso e la tela, imprime parti del suo corpo su un colore terra di Siena, realizzando una sorta di radiografia del proprio stato interiore. Nel 1963 espose una sua opera alla mostra “Contemporary Italian Paintings”, allestita in diverse città australiane. Durante il viaggio negli Stati Uniti maturò un forte interesse per la pittura pop, realizzando opere che riprendevano lo stereotipo della cartolina postale.
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Nel 1974 si appassiona, fino a farla propria, alla vicenda di Topino Lebrun, il pittore francese ghigliottinato da Napoleone. La decapitazione, ad alto tasso metaforico, dà concretezza visiva al rapporto impari fra le ragioni del potere e quelle di un’arte non asservita; così Recalcati, lontano da ogni idea di engagement, con il pretesto di Lebrun, si autoritrae senza capo nel suo studio, accanto a un cavalletto che si fa ghigliottina e la cui lama, nel 1977, si trasforma nella tavolozza del pittore oramai ridotto a uno scheletro: le ossa dell’avambraccio non abbandonano il pennello in una forma estrema di resistenza. È necessario partire da qui per comprendere i quadri metapittorici che nel biennio 1978-1979 riproducono il lavoro del pittore con un verismo quasi fotografico, in una sfida con la realtà e al contempo con le assenze-resistenze dell’arte. Mani che stringono il pennello, mani che lo spezzano; la pittura è celebrata e negata, accolta e rifiutata, e il pennello si fa testimone da tenere saldo nella corsa della vita, nel Mano a mano con la morte per riprendere il titolo di una tela del 1999.
Per Alberto Moravia, ritratto dall’artista, Recalcati è la perfetta incarnazione di colui che, pur nell’apparente normalità delle vesti, riesce a tradurre misteriosamente i pensieri non in parole bensì in immagini. Ma Recalcati abbandona con consapevolezza i panni del pittore, lasciandoli nell’atelier, mosso dalla volontà di proteggere il suo legame esclusivo con la pittura e la sua arte tutta. Il loro è un dialogo silenzioso e battagliero.