Bepi Romagnoni
Giuseppe Romagnoni detto Bepi, nasce a Milano il 21 novembre 1930 da Luigi, imprenditore edile e Ornella Boattini, laureata in lettere. Bepi è il primo di nove figli e riceve un’educazione improntata su i dettami cattolici dalla quale tuttavia si affrancherà appena maggiorenne, spostando i propri interessi su un pensiero maggiormente progressista e tendenzialmente di sinistra, pur mantenendo sempre una coscienza critica rispetto allo sterile esacerbarsi delle ideologie. Per evitare il fronte bellico, nel 1942, a dodici anni Bepi si trasferisce con la famiglia a Viggiù, dove frequenta le scuole medie. Terminato il conflitto, la famiglia torna a vivere nella città meneghina trasferendosi in via Ala dove l’artista rimane fino al 1959.
Bepi si iscrive nel 1945 all’Istituto Tecnico per Geometri e, tra il 1947 e il 1948, si avvicina al disegno e alla pittura. Grazie anche allo stimolo materno si interessa di letteratura e inizia a scrivere una serie di racconti che saranno pubblicati sulla rivista giovanile, “Magazzino” editata a Milano per soli tre numeri nel 1949. La passione per la pittura si accresce in quest’ultimo scorcio di decennio, facendosi sempre più pressante tanto che abbandona gli studi e nel 1950 frequenta la scuola serale di nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. In questo nuovo contesto andrà maturando la conoscenza di altri giovani artisti milanesi stabilendo in particolare con Mino Ceretti. Alla ripresa del nuovo anno accademico, in autunno, si iscrive ufficialmente ai corsi dell’Accademia di Brera dove frequenta gli insegnamenti di pittura e disegno di Aldo Carpi e Italo Valenti e il corso di Benvenuto Disertori per le tecniche incisorie. A Brera, oltre a Ceretti, frequenta altri giovani studenti legando in particolare con Giuseppe Banchieri, Giuseppe Guerreschi, Gianfranco Ferroni, Tino Vaglieri e lo scultore Floriano Bodini. In questi anni, fino al 1953, le prove pittoriche di Romagnoni sono di natura astratta e geometrizzante, influenzate anche dalle esercitazioni didattiche che si svolgono in Accademia.
Vince infatti il premio Junk (1954) e Diomira (1955) per il disegno e partecipa nella sezione grafica alla Biennale di Venezia del 1956 dove espone il Ritratto di una bambina, ad inchiostro e tempera nera; è inoltre premiato con un disegno a china alla VI edizione del premio Gallarate nel 1957.
Nel luglio 1956 Bepi parte per il servizio militare prima a Orvieto e poi a Roma dove apre uno studio in via del Babuino, modificando anche il modo di dipingere. La sua pittura assume connotati di maggiore espressività, anche i soggetti cambiano, ritrae in particolare soldati, armi e vittime di violenze, che espone per la prima volta nel marzo 1957 alla Galleria Bergamini di Milano con la quale sigla un accordo di collaborazione, la mostra si sposta poi a Roma in novembre, presso la Galleria La Bussola presentato in catalogo da Dario Micacchi, in questa occasione conosce Enrico Crispolti con il quale stringerà una duratura e intensa collaborazione. Proprio il giovane critico nel febbraio 1958, lo invita a partecipare alla mostra Colore-immagine / Segno e materia presso la Galleria La Medusa di Roma.
Nel marzo del 1959 Bepi si sposa con Lunella Primaverili e un mese dopo espone gli ultimi lavori presso la Galleria Bergamini con Vaglieri e Ceretti, prima di partire in Spagna con la moglie. A febbraio del 1960, presentato da Emilio Tadini, espone una serie di disegni contenenti versi dalle poesie di Roberto Sanesi, al Salone dell’Annunciata, mentre in maggio è invitato alla mostra Possibilità di relazione curata, in un dialogo a tre, da Enrico Crispolti, Roberto Sanesi, Emilio Tadini presso la Galleria l’Attico di Roma. Per l’occasione in catalogo è pubblicata una dichiarazione dell’artista che illustra la ricerca in corso concentrata proprio verso l’uscita dall’Informale, tema in oggetto della mostra, e la conquista di una diversa spazialità nell’opera. Nel dicembre dello stesso anno gli viene assegnato il Premio Apollinaire a Milano.
Al 1961 risale la seconda personale alla galleria Bergamini, introdotto in catalogo da un testo di Emilio Tadini, è questo il momento in cui l’artista compie l’ultimo passaggio linguistico. Dopo alcune prove su disegno in cui inserisce elementi fotografici, Romagnoni approda definitivamente al collage sviluppando una personalissima tecnica in cui mette in relazione frammenti di fotografia estrapolati dalle pagine delle maggiori riviste e rotocalchi dell’epoca, collegati tra di loro in una narrazione visiva attraverso elementi pittorici e grafici di raccordo. Da questo momento le sue opere avranno quasi tutte il titolo di Racconto. Nel 1962 perfeziona la tecnica del collage, espone alcune degli ultimi lavori presso la galleria Bergamini, in primavera è invitato alla Biennale di Venezia, è questa l’ultima partecipazione dell’artista alla manifestazione lagunare, è invitato inoltre da Enrico Crispolti a partecipale all’importante mostra Alternative Attuali presso il Castello cinquecentesco dell’Aquila, la rassegna che riflette sulle possibili vie di ricerca prevalentemente pittorica in Italia. Nello stesso anno parte alla volta di Londra dove soggiornerà per due mesi in compagnia di Valerio Adami con il quale, grazie all’amicizia tra il gallerista Luca Scacchi Gracco e il londinese Godfray Pilkington, espone in una collettiva alla Piccadily Gallery, mentre in dicembre tiene una personale all’ I.C.A. (Institute of Contemporary Art). Tra il febbraio e l’aprile del 1963 inaugura tre importanti esposizioni personali, la prima a Modena alla Galleria La Mutina del gallerista Mario Roncaglia, presentato ancora una volta da Emilio Tadini, la seconda a Venezia alla Galleria del Leone e infine a Torino presso la Galleria Il Punto presentato da Enrico Crispolti in un fondamentale testo che analizza l’ultima evoluzione linguistica dell’artista verso un nuovo modo di concepire la figurazione. É in quest’ultima circostanza che l’artista riceve la visita in galleria di un giovane Michelangelo Pistoletto al quale esprime ammirazione per i suoi lavori spingendolo a presentarli a Parigi alla galleria Sonnabend. Nello stesso periodo gli viene assegnato il premio Post-Macchiaioli in occasione del Premio Fiorino di Firenze ed è invitato ad esporre da Giulio Carlo Argan alla IV Biennale di San Marino. Il 1964 si apre con la personale alla Galleria La Polena di Genova, ma soprattutto grazie a Giuseppe Marchiori e Werner Haftmann, riceve l’invito ad esporre a Documenta III di Kassel dove espone tre importanti tele nella stanza assieme a Larry Rivers e Robert Rauschenberg.
Assieme al mercante Trivulzio progetta nuove forme per una democratizzazione dell’arte ed elabora il progetto di mostra “13 Festoman” in cui coinvolge 13 artisti che rendono replicabile un’opera attraverso la stampa litografica di manifesti 70 x 100 di più immediata diffusione accessibile a tutti. La mostra, che vedrà la luce solo nel 1965, in una doppia esposizione a Milano e Parigi, si apre con un grande falò pubblico per le vie di Parigi in cui bruciano le opere originali dando valore alla stampa litografica come unico elemento che conserva l’idea originaria dell’artista. Romagnoni non potrà partecipare alla manifestazione, muore infatti il 19 luglio del 1964 a Capo Carbonara, in Sardegna, durante una battuta di pesca subacquea, rimanendo intrappolato tra gli scogli, a soccorrerlo l’amico Ceretti, che tuttavia non riuscirà a salvargli la vita.